Intervista ad Aldo Silva: “Il mio amore per i libri nasce innanzitutto dal piacere che ho sempre trovato nella lettura”
Milano è travolta da una serie di omicidi di giovani donne. Tutte corrispondono ad un unico tipo. Tutte more, tutte molto belle e con la stessa corporatura. I corpi vengono rinvenuti in alcune aree verdi della città. Sono tutte nude, tutte messe in posa come se dovessero essere fotografate e tutte hanno una rosa rossa appoggiata sul ventre.
L’Ispettore Nico Loverso della squadra omicidi si trova ad affrontare un caso delicato e contorto, una difficile matassa da sbrogliare che lo porta ad indagare alcuni sospetti che sembrano per alcuni versi adattarsi alla figura dell’assassino. Molte piste vengono seguite, ma sembra che il colpevole riesca sempre a farla franca. Poi, però, un’intuizione del collega Daccò e l’identificazione della pianta, da cui proviene un granulo di polline rinvenuto tra i capelli di una delle vittime, mettono l’Ispettore sulla strada giusta. Il finale, con un esito inaspettato, rivelerà finalmente il nome dell’assassino.
In occasione dell’uscita del nuovo romanzo “Omicidi d’Autore” abbiamo intervistato lo scrittore milanese Aldo Silva.
Grazie Aldo per aver accettato di rispondere ad alcune domande per i nostri lettori. Come è nato il suo amore per i libri?
Il mio amore per i libri nasce innanzitutto dal piacere che ho sempre trovato nella lettura. Il passare poi a scriverli è stato quasi un automatismo. Ho cominciato con dei racconti alcuni dei quali sono rimasti tali mentre altri, di più ampio respiro, hanno preso la via del romanzo. Scrivere, se mi passa l’azzardo, trasforma lo scrittore in un dio in sedicesimo, dato che anche chi scrive crea dal nulla.
Parliamo del suo nuovo romanzo dal titolo “Omicidi d’Autore”. Da quale esigenza nasce questo libro?
Più che di esigenza parlerei di ‘piacere’. Scoprirsi capaci di creare qualcosa che prima era solo un’idea e trasformare questa idea in qualcosa di reale e tangibile come un romanzo è una grande soddisfazione. Questo romanzo, poi, in particolare nasce come sfida per il lettore che invito a scoprire l’assassino prima che venga svelato da che indaga.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No. Avevo in mente il titolo fin da subito, perché volevo scrivere proprio di ciò di cui parla il romanzo, con tutte le implicazioni psicologiche che sono alla base di quanto succede nel libro.
Se dovesse utilizzare tre aggettivi per definire “Omicidi d’Autore”, quali userebbe?
Impegnato, concreto, vero.
Se dovesse consigliare una colonna sonora come sottofondo durante la lettura di “Omicidi d’Autore”, cosa sceglierebbe?
Per quanto accade nel romanzo sceglierei il tema della vendetta verdiana in Rigoletto. Un momento di musica forte, dura, che si accompagna bene al parossismo che cattura l’assassino convinto sempre più, nel compiere le sue azioni, di percorrere un cammino di giustizia negata che lo possa affrancare da quanto subito.
Sta già lavorando a un nuovo romanzo?
Si, ma ora è presto per parlarne. Sto ancora facendo ricerche e devo ancora decidere che taglio dare alla storia che scriverò, anche se so già che anche questo sarà un thriller, ma fuori dai soliti schemi.